TREKKING 2011 CASTELFRANCO - cavalli attaccati da lavoro

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TREKKING 2011 CASTELFRANCO

AGR DUCA DEGLI ABRUZZI PD
FOTO TREKING 18 DICEMBRE 2011 CASTELFRANCO

Report di una giornata nella centuriazione romana a nord di Castelfranco Veneto

Il pezzo che segue è il resoconto di un trecking avvenuto il 18 dicembre 2011 a nord del territorio di Castelfranco Veneto e a sud di Asolo, lungo strade romane, residui  di quintari e strade centuriali, ormai dimenticate situate a nord del decumano via Postumia, ad est e ad ovest del punto del cardo massimo via Aurelia (tracciata nel 75°.C. da Gaio Aurelio Cota); queste vecchie strade sono ormai tutte definite impropriamente  cavini.



Il Trecking è stato possibile grazie all’interessamento di Roberto Gallina e alla cortesia dei proprietari dei terreni che hanno acconsentito al transito dei cavalli e quindi rimosso per l’occasione sbarre, cancelli e quant’altro,  segno questo di grande civiltà. La lunghezza del percorso è circa 22 km in territorio pianeggiante costituito da appezzamenti sistemati ancora a cavini. Nel territorio è costante la presenza di filari di gelso a memoria dell’allevamento  del baco da seta che fino a qualche anno fa caratterizzava ancora l’economia agricola.


Un secco e forte nitrito echeggia lungo la Postumia (decumano romano che unisce Genova ad Aquileia) a nord di Castelfranco Veneto.

E’ la Birba (cavalla agricola italiana) che passata la notte fuori casa, ospite di Levante e Loriente, i due neri e robusti Nonius di Roberto Gallina dà loro la  sveglia: "su poltroni, oggi si corre".
Infatti, oggi 18 dicembre 2011 l’appuntamento è per le ore 9,00 da Roberto per il trecking del graticolato romano tra il Muson dei Sassi, la Postumia, e l’Aurelia (quella che collega Padova alla via Claudia Augusta passando per Asolo)  lungo gli infiniti cavini paralleli e perpendicolari a quest’ultime vie.



Appena passate le nove, nel giro di pochi minuti, arrivano dapprima i Manente al gran completo, con la Star (cavalla agricola Italiana), poi è la volta di Fabio Magonara, Patrizio Maggio Roberto Bonetto che scaricano dal van due grigi soggetti di Posavina.  Da ultimo è il trailer di Orlando Bonaldo che apre la porta a due Gelder della sua fornita e cosmopolita scuderia. L’ultima pariglia è del luogo, sono i due grigi ungheresi di Andrea Squizzato.

 


Alle ore 10,00, come un orologio svizzero i cavalli sono pronti per il trecking, sei sono in totale i legni, due break, una wagonette, due maratone e un carro; totale quattro pariglie e i due singoli di cavalli agricoli da TPR, le signore del gruppo.
Un perentorio "si parte" dell’ospite da inizio all’escursione che si snoda in direzione sud nord con la bussola del caposquadra puntata alla Rocca di Asolo. Il terreno è pesante per le piogge avute nella settimana ma  questo non scoraggia i nostri amici a quattro zampe che iniziano al trotto brillante; anche i più compassati cavalli agricoli stanno al gioco e dignitosamente si mantengono al coperto, in mezzo al gruppo.
I prati e i campi, da poco entrati in riposo, si presentano argentati dalla prima brina della stagione e le pozze d’acqua ghiacciata sono rotte dal calpestio dei cavalli che sembrano fare a gara per fare il botto più grosso sul ghiaccio. Dopo  una piccola sgroppata al piccolo galoppo e dopo appena quattro chilometri è il momento di una piccola sosta presso l’Azienda Agricola di Lorenzo Bortignon che ci accoglie offrendoci assaggi della sua produzione di yogurt davvero infinita per  le tante proposte di aromatizzazioni oltre che buona. Tutti gradiscono la colazione, un po’ meno i cavalli che si sono appena scaldati e vorrebbero ancora essere in movimento. Il tempo di immortalare il momento dalla fotocamera di Lorenzo (Lorenzo  Crise, professore ISI Duca degli Abruzzi di Padova e Presidente della Associazione Attacchi del Cavallo Agricolo) con i cavalli schierati con sfondo i colli asolani e le propaggini del Grappa e via che si riprende.
Alcune lepri scappano infastidite al passaggio delle carrozze mentre i nostri cavalli continuano liberamente a sgroppare. In prossimità dello scavalcamento della SP 667 in corrispondenza di via Artesini, le due signore del gruppo, in dolce attesa,  chiedono di rallentare il ritmo; permesso accordato ma solo per un attimo perché gli altri cavalli non sanno ancora trattenersi. La direzione è verso ovest e ci lasciamo alla nostra destra, dietro di noi la rocca di Asolo mentre il faro adesso diventa  il campanile di San Vito di Altivole.
Passiamo in prossimità del cimitero monumentale con lo sguardo che non può non ammirare i paesi di Crespano e Borso del Grappa alle pendici della omonima Cima davanti a noi sulla destra che riflette, come un pandoro appena zuccherato, la neve caduta  pochi giorni fa; il monte sarà cosi da adesso sino a tutto marzo.
In prossimità della prossima sosta, avremmo percorso almeno 12 chilometri i cavalli rallentano il ritmo e già tutti noi cominciamo a sognare il profumo del brulé che ci attende. Come naufraghi in mare che cercano la terra, noi cerchiamo il nostro  punto di ristoro tra il territorio di San Vito e Riese Pio X° che è in prossimità della strada principale. Il vin brulé è fumante e gradito come gradito è il panettone e tutta la colazione messa a disposizione da Roberto Tombacco.
Non arriviamo tutti assieme, le signore si fanno attendere e quindi, prima di concederci alla bevanda ristoratrice, i cavalli già arrivati vengono coperti. In un quarto d’ora arrivano alla spicciolata le due TPR che hanno patito, più degli  altri il terreno.
Il campanile di uno dei tanti paesini di Papa Sarto, batte le dodici quando tutti sono pronti a partire, i due Gelder a dire il vero mai si sono fermati. Levante e Loriente, i due Nonius chiamano a raccolta il gruppo, annunciando ai colleghi che ci sarà  da percorrere al trotto il territorio dei Prai ad ovest di Vallà di Riese.
Le due signore del gruppo, dopo uno sguardo civettuolo tra loro, con la scusa della gravidanza si dissociano e salutano il gruppo con un "ci vediamo dopo; noi andiamo verso casa con il nostro passo, buon divertimento".
Partiamo quindi con quattro legni, in direzione sud, sul percorso ormai abbandonato della vecchia strada che univa Castelfranco con Riese per un sei kilometri di fredda brezza originata dal trotto dei cavalli che affondano gli zoccoli nelle infinite pozze  dei Prai. La fatica si fa sentire anche per i nostri protagonisti, persino il trotto rilevato è abbandonato dai Gelder per un trotto più a misura del terreno.
Gli ordini dei driver nei confronti dei cavalli sono autorevoli, non ci si può fermare perché il fondo è veramente pesante e quindi questi chilometri sono percorsi tutti d’un fiato.



Raggiungiamo via Postioma dei Prai, il terreno si fa sicuro, meglio così perché anche i cavalli sono leggermente affaticati per lo sforzo recente mentre alcune lacrime sono stampate ad ogni angolo degli occhi dei drivers per il freddo e la velocità  con la quale è stata raggiunta la strada.
Siamo quasi alla fine, gli ultimi tre chilometri sono percorsi per la prima parte ad un trotto leggero e per gli ultimi due chilometri al passo in modo da consentire ai cavalli di asciugarsi.
Il trotto batte l’acciottolato della vecchia strada che è felice di essere spolverata dagli zoccoli dei nostri amici. La gente ci saluta ma noi non possiamo fermare il sogno dei nostri cavalli che continuano ordinatamente, ormai, a camminare.
Arriviamo in prossimità della base quando il campanile - di Salvarosa o di San Floriano di Campagna? - batte le tredici e un quarto con un sordo rintocco, che ritroviamo le due signore TPR che stanno per arrivare dalla via Aurelia.
Loro, i cavalli, gli unici che ancora hanno la forza di parlare si salutano con divertiti nitriti di sfottò.
Gli uomini sono stanchi, ma sotto sotto anche i cavalli lo sono; ormai asciutti, non vedono l’ora di essere staccati per trovare refrigerio e pace nei box prima di salire sui trailer per tornare a casa.
Ma si sa che dovranno aspettare a lungo perché gli umani si attarderanno come il solito attorno il desco a santificare l’animale di stagione che fumante nei pentoloni è in attesa di essere apprezzato.
Prima della seduta i calici di prosecco sono portati in alto: Prosit; si, ma prima ringraziamo i cavalli.

Castelfranco Veneto, 18 dicembre 2011


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