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appunti sulla Tradizione

l'Accademia

09- 10 -2008 ALCUNI PENSIERI SULLA TRADIZIONE ITALIANA DI F.CANALI

 
Nella 2° LETTERA APERTA edita da Carlo Gnocchi Ruscone sulla tradizione della guida “all’inglese” dobbiamo prendere atto che se effettivamente vogliamo creare nel nostro paese una nuova era per la “TRADIZIONE CLASSICA” secondo i dettami elencati e indiscutibili occorra voltare pagina. Chiudere una situazione fatta di interpretazioni errate, di condizionamenti esteri e di regolamenti fatti anche in buona fede ma fatto da chi ha scarse cognizioni in materia di tradizione.
Occorre che gli ultimi depositari di tutto questo “SAPERE NON CODIFICATO” si uniscano per indicare a tutti i nuovi appassionati, la giusta strada da percorrere, con normative chiare e precise che non lascino possibilità d’interpretazioni personali. Vista la non sudditanza dalla F.I.S.E per questa disciplina la possibilità di ripartire da zero è una realtà di fatto, creare una nuova linea di percorrenza è solo il primo punto di partenza, dopodiché occorre creare gli addetti ai lavori di tutta questa disciplina : istruttori- giudici – guidatori – groom – Compito del G.I.A è quello di farsi promotore per la nascita d’eventi atti a diffondere questa cultura , promuovere eventi teorici tenuti da veri esperti del settore ( non occorrono necessariamente personaggi esteri che alle volte creano differenti valutazioni sulla base delle proprie tradizioni locali.) uomini come il Barone A. Moyerson devono essere il nostro punto di riferimento e di guida. Eventi pratici di guida – di presentazione – brevi incontri domenicali dove ognuno si possa presentare per essere valutato – corretto – istruito – purtroppo oggi giorno per mancanza d’insegnamenti ognuno si arrangia con un “fai da tè” personale che ci ha portato alla tragica situazione attuale. Non importa se in questi piccoli eventi non ci sia il “contesto signorile”, il pubblico che ci applaude, la platealità degli eventi importanti, una terna di giudici con uno stuolo di segretarie, coppe e premi luccicanti. Un prato verde, un giudice- istruttore con le idee chiare, dei concorrenti disposti ad imparare ad accettare critiche e consigli, come ambito premio un compito a casa per essere la volta successiva sempre più “all’inglese” , ripartire da zero per creare quelle basi necessarie alla formazione di equipaggi che possano ben figurare sia in ambito nazionale che internazionale. Non per questo dobbiamo scoraggiare chi si presenta in modo un po’ “pittoresco” ma facendo leva sul suo spirito di partecipazione sulla sua passione per il settore sul suo amor proprio convogliarlo nella giusta direzione. Occorre che ognuno si rimbocchi le maniche e dia una scrollata alla polvere sulle spalle . che si trovi un’intesa tra tutti quanti, il tempo delle chiacchiere è terminato occorre iniziare ad agire tutti quanti assieme. Ulteriori divisioni in questo settore non farebbero che creare problematiche maggiori disorientando ancora di più gli appassionati e i neofiti. Se i tradizionalisti non vogliono essere sovrastati dagli sportivi che si facciano avanti di lavoro c’e né per tutti ma occorre iniziare a fare. Le responsabilità della situazione attuale hanno radici antiche non tutte imputabile all’ultima gestione G.I.A che ha solo raccolto una situazione grave , criticare è facile agire è difficile – agire significa lavorare –organizzare- preparare-installare attrezzature- subire lamentele-accondiscendere a tutti per soddisfare tutti - e quando TUTTI si sono pavoneggiati smantellare tutto e ritrovarsi a notte fonda stanco morto ma soddisfatto di aver contribuito fattivamente e non solo verbalmente a portare avanti la “TRADIZIONE”
 
                                                             Fabrizio Canali


il sito www.redinilunghe.it è ben disposto ad accogliere e dare spazio uno scambio di idee purché
portino ad un progetto costruttivo per tornare a portare la TRADIZIONE ITALIANA ai più alti livelli
di sempre
BUONA LETTURA E ATTENDO VOSTRE MAIL A emiliogamba@hotmail.com





qui di seguito la lettera aperta di Cesare Martignoni
del 20 ottobre 2008




Caro Emilio,
 
 invio per il tuo sito un lettera a sostegno di quanto indicato da Fabrizio Canali augurandomi che crei reazioni ed apra gli occhi a molte persone.
 Grazie e cordiali saluti.
 
Cesare Martignoni.
 
Gli appunti dell'amico Fabrizio Canali apparsi su questo sito in data 9 ottobre, dovrebbero far seriamente riflettere tutti gli appassionati di attacchi di tradizione e le considerazioni contenute nell'articolo sono sicuramente pertinenti ad una situazione che definirei tragicomica,della quale le varie amministrazioni GIA e della FISE succedutesi hanno responsabilità enormi.
Andiamo ad esaminare prima il tragico e poi,di seguito,il comico:di fatto si sono persi 30 anni,la situazione rispetto gli anni ' 70 è regredita,lo standard qualitativo si è abbassato,non sono state create le condizioni per il cambio generazionale. Nel momento in cui i "vecchi manici" hanno cessato di attaccare,ai neofiti non è stata data la possibilità di crescere,si è pensato solo all'agonismo concentrando su di esso tutte le risorse che il GIA disponeva, addirittura dirottando una parte dei soldi derivanti dalle sfilate. Si sono relegati, per decenni,gli appassionati della tradizione al ruolo di figli illegittimi con il seguente risultato:tradizione ridotta ad un lumicino e risultati sul piano sportivo modesti.
Concorsi di eleganza,stage formativi,corsi per giudici,visite presso nazioni in cui la Tradizione è viva ed iniziative di questo tipo sono stati argomenti quasi completamente ignorati dal GIA ed ora ci troviamo davanti personaggi che hanno avuto ruoli di responsabilità nel passato che parlano di tradizione e si domandano come risolvere lo stato di crisi!!, vergogna!!!!.
Consiglio a queste persone di farsi un esame di coscienza,mettersi da parte e lasciare spazio a chi è veramente ben intenzionato. La funzione del GIA,in ambito tradizione,non è stata espletata nemmeno dall'ultimo direttivo in cui si è affidato il settore al buon Peppe Angiulli,sicuramente ben intenzionato,ma con poca esperienza ed anche non sufficientemente supportato. Mi rivolgo direttamente al Signor Presidente: “dov'eri quando giunti ad agosto non si era ancora organizzato nulla?!! “ (unico evento organizzato il concorso Tradizione ad Oreno)
E qui torniamo ad un dato di fatto che ho espresso in molte occasioni:il GIA presenta al suo interno due anime,la sportiva e la trazione, garisti e puristi,aventi poche affinità. Per fare un paragone è come parlare di calcio e basket accomunati solo da una palla,per il resto completamente differenti. Personalmente mi sono sentito come un appassionato di calcio membro di una società di basket ed è per questi motivi che nel 2004 presi la decisione di partecipare a concorsi di tradizione esclusivamente all'estero,guadagnando in serenità e risparmiando in fegato.
Ed ora veniamo al comico (peccato occorrerebbe un intero volume),ma vorrei esporre pubblicamente i vari teatrini a cui abbiamo dovuto assistere negli anni,lotte di potere,ripicche personali,gare per accalappiare i favori dei responsabili FISE,istanze presentate dai soci ai direttivi GIA che non hanno mai avuto riscontro,personaggi improvvisati a mò di consulenti,giudici impreparati,messa in disparte di uomini di elevato valore come il Barone Albert Moyersoen a favore di pataccari. Se tutte queste "operazioni" fossero state fatte con finalità costruttive e da persone di riconosciuto valore sarebbero già difficilmente digeribili ma il comico stà nel fatto che queste "operazioni" sono state fatte da persone prive di ogni conoscenza delle vere problematiche inerenti la tradizione procurando danni gravi. Volete ancora ridere?parliamo di giudici:molti sono persone con pochissima esperienza,mai visti in pubblico con due redini in mano ma eruditissimi,avendo letto molti libri, e che fanno lunghe disquisizioni sul fatto se un cocchiere di una caleche debba avere questo o quell’abito… ma se solamente con loro sfiorate l'argomento cavalli ed andature glissano,scivolano via come anguille. Chiede loro di smontare,rimontare e registrare un ruota di una vittoria e vi garantisco che dopo poche kilometri la ruota di blocca e mi fermo qui altrimenti rischierei di offendere qualcuno. E noi concorrenti dovremmo farci giudicare da giudici di tale livello? mantenere una scuderia costo tempo denaro ed inoltre, per mè,questa attività rappresenta un elemento di riparo da angosce e preoccupazioni,pertanto quando partecipo ad un concorso vorrei essere giudicato da persone con adeguati background e preparazione,spero che ciò valga anche per Voi che leggete.
Uno dei motivi per cui il Barone Moyersoen è stato messo da parte è legato a quanto ho esposto in precedenza,dall'alto della Sua cattedra bacchettava i dilettanti allo sbaraglio che senza merito coprono o coprivano cariche e nomine : “Cara gente,guardate che al mondo gli uomini della caratura di Moyersoen si possono contare sulle dita di un mano,per cui teniamolo in considerazioni per il futuro e vediamo di contenere l'atteggiamento di alcuni papaveri.”
Alla luce di quanto esposto,ritengo che le proposte fatte da Fabrizio Canali abbiano un loro validità e che possano rappresentare le linee guida per il futuro,futuro significa è il momento giusto per voltare pagina recuperando il terreno perduto.. creiamo un gruppo di appassionati e ricominciamo dalle piccole cose semplici per ritrovarci e continuare la vera TRADIZIONE ITALIANA DELLE REDINI LUNGHE..
 
  Cesare Martignoni

2a LETTERA APERTA di Carlo Gnecchi Rusconi LUGLIO 2008

 LA TRADIZIONE DELLA GUIDA “ALL’INGLESE”
un piacere riservato ad un’ élite raffinata ed esigente




Sono stato sollecitato da alcuni guidatori a chiarire bene il concetto e soprattutto “la portata” della guida “all’inglese” perchè pare che molti di essi ritengano, erroneamente, che tale metodo di guida si riferisca solo a chi guida il tiro a 4 e quindi usano 4 redini. Niente di più sbagliato.
Anche se ormai, dopo la 1a”Lettera Aperta”- Il “Concorso Attacchi di Tradizione” di oggi è veramente fedele alla Tradizione?, che ho pubblicato nel luglio 2005, mi sembra di essere “la voce che grida nel deserto ........” mi ci riproverò per una seconda volta a tornare sull’argomento “guida all’inglese” per approfondire soprattutto l’aspetto relativo alla guida dei singoli e delle pariglie ed a gridare ancora una volta al vento il mio appello per il salvataggio di tale arte di guida altrettanto raffinata quanto dimenticata.
(ma forse non dovrei disperare perchè probabilmente questa sollecitazione è il frutto di una benvenuta seppur lenta riflessione riguardo alla 1a Lettera Aperta di tre anni fa che ha portato ad una positiva revisione dei regolamenti da parte di alcune associazioni di Attacchi più fedeli alla Tradizione (tra l’altro con la sostituzione delle manovre di guida “Tiffany” alla “maniabilité”).
 
La “guida all’inglese”, contrariamente a quello che molti guidatori ritengono, non si riferisce solamente al tiro a quattro, ma anche ai singoli e alle pariglie e quindi a TUTTI i guidatori.
Forse questa errata credenza nasce dal fatto che il libro di E. Howlett “Leçons de Guide” si rivolge solo ai guidatori di tiro a 4, ma quello che nessuno sa, è che il “maestro” dava lezioni anche per la guida del singolo e della pariglia, e quello che appare più sorprendente è che queste talvolta gli venissero richieste perfino da suoi allievi e già esperti guidatori di tiro a quattro (vedi libro « Les Guides » di Donatien Levesque, allievo di Howlett).
 
Premessa
Bisogna innanzitutto premettere che il metodo di guida cosiddetto “all’inglese” non è solamente una questione di stile (in quanto codificato dalla Tradizione di fine ‘800, dai suoi maestri, dapprima Howlett e poi Achenbach nonchè dai loro allievi) ma è ben di più e cercherò di spiegarlo:
Non si tratta quindi solamente dell’invenzione di una nuova e più corretta posizione ed uso delle mani per una questione di stile o di galateo (come potrebbe essere il modo corretto di tenere i gomiti o le posate a tavola) ma soprattutto la constatazione che con questo metodo si ottiene l’unico modo corretto di trasmettere ai cavalli, ed in modo indipendente, i comandi delle redini (mano sinistra) e della frusta (mano destra).
Donatien Levesque, nel suo primo libro « Les Guides » a pag. 14, descrive il principale difetto del guidatore: « celui de se servir du fouet tenu dans la main droite, toute en conservant dans cette même main la guide droite qui subit une secousse et un relâchement »
E ciò vale sia per i guidatori di tiro a quattro (le parole four-in-hand significano letteralmente “4 redini in una mano”) che per i guidatori di singolo o di pariglia (per i quali bisognerebbe coniare le parole two-in-hand) che devono necessariamente tenere le 2 redini nella sola mano sinistra.



La guida “a 2 mani” (o “western”)
(non useremo il termine guida da “carrettiere” perchè sarebbe offensivo per una rispettabilissima categoria che, tra l’altro, almeno da noi, aveva anch’essa come tradizione quella di tenere le redini nella sola mano sinistra, esattamente come i “carrozzieri”)
La guida “a 2 mani”, certamente più spontanea ma anche più rozza di quella “all’inglese” che è invece più elaborata e raffinata, non è compatibile con la Tradizione Classica (se per Tradizione Classica intendiamo quella introdotta da Edwin Howlett e che si è imposta in tutta Europa verso il 1880) ed infatti in tale Tradizione essa non esiste affatto.
 
NOTA:
Donatien Levesque, nel suo 2° libro« Les Grands Guides » edito nel 1886, scrive perentoriamente :“Il tiro a quattro si guida secondo il metodo inglese, il metodo francese, il metodo tedesco e il metodo di fantasia”. Il metodo di fantasia non viene neppure descritto, come invece viene fatto per gli altri, ma liquidato con queste parole: “il metodo di fantasia viene moltissimo usato ma è sconsigliato”.
Va notato che tutt’e tre i metodi degni di essere descritti (inglese, francese e tedesco) prevedono le quattro redini tenute nella sola mano sinistra.
 
La guida “a 2 mani” ha sempre fatto parte della tradizione dei paesi dell’Est Europa e del West degli USA ed è stata “ammessa” anche dal Regolamento FEI, dopo il 1970, per le competizioni di attacchi sportivi, per le quali vi è la piena libertà di tecnica di guida al fine di non escludere – a priori - da tali competizioni, paesi di grandi tradizioni equestri quali l’Ungheria e la Polonia.
La guida “a 2 mani” si è poi diffusa in tali competizioni, avendo constatato che i concorrenti ungheresi erano più veloci negli ostacoli ed erano quindi in grado di realizzare percorsi più veloci in alcune prove di velocità a cronometro che sono anch’esse incompatibili con la Tradizione.
E’ quindi un evidente e grave controsenso che tale guida “a 2 mani” venga tollerata nei nostri Concorsi detti “di Tradizione”




S.A.R. il Duca di Edimburgo alla guida in Maratona (a 2 mani) a Zug nel 1981 ed in Dressage (all’inglese) in Olanda nel 1982



Incompatibilità con la Tradizione Classica
La guida all’inglese non è un fatto a sé, ma la parte più significativa e più evidente della cultura della Tradizione divenuta Classica, che comprende tutto un complesso di sfaccettature, quali a solo titolo di esempio:
- Per il Guidatore: la corretta posizione a cassetta con la spalla destra leggermente avanzata, l’uso    
del cuscino di guida “a cuneo”, la tenuta e l’eleganza del portamento, l’uso corretto della frusta e
del freno a mano.
NOTA: scrive il Generale C.Volpini, nel suo libro“L’Arte di guidare i cavalli”, a pag 50: “Non
devesi far uso del freno per arrestare la vettura; sono i cavalli che devono arrestarla e non la
vettura che arresti il cavallo”
- Per il Cavallo: deve avere un completo addestramento come ai tempi nei quali era utilizzato tutti i
giorni, inoltre non va trascurata l’importanza della razza e soprattutto del portamento
- Per il Finimento: oltre che correttamente regolato, deve essere adatto rispetto al tipo di carrozza
- Per la Carrozza : il più possibile autentica in tutte le sue parti, colori sobri e restauri conservativi.
Ma non vi è solo il metodo di guida “a due mani” che è incompatibile con la Tradizione.
Altrettanto si può affermare per l’andatura del galoppo, ed infine anche per i freni a disco.
E’ veramente sorprendente che oggigiorno, nei Concorsi di Tradizione, venga considerato obbligatorio per la guida l’uso del copricapo, dei guanti o del grembiule (che fanno parte solo dello stile) e ci si dimentichi di considerare altri elementi ben più fondamentali quali il metodo corretto di guida o l’uso corretto della frusta.
Inoltre bisognerebbe avere il coraggio di abbandonare il culto della velocità di guida, che non fa parte della Tradizione, e rivalutare il valore della lentezza, della precisione e della qualità di guida.
Anche “ai bei tempi che furono” vi erano carrozze che correvano al galoppo, ma non erano certo quelle dei gentiluomini, ed anche allora venivano molto criticate dai benpensanti
Nei Concorsi di Attacchi, ed in particolare nella maniabilité, bisogna dare prova di velocità nella guida (misurata col cronometro), mentre al contrario, nella Tradizione bisogna dare prova dell’abilità di guida, che è evidentemente incompatibile con la velocità.
Il motto delle Tradizione potrebbe essere: “On n’est pas pressés, un gentilhomme a tout son temps”
Infine, per quanto riguarda i freni a disco, è innegabile che siano più efficienti di quelli tradizionali, ma è altrettanto vero che se di una carrozza antica se ne fa un uso idoneo e cioè secondo la Tradizione, non è assolutamente necessario deturparla con un meccanismo che tra l’altro ne svaluta il suo valore.
Diverso è evidentemente il caso di una replica di carrozza antica, utilizzata professionalmente per portare a spasso il pubblico.


Conclusione
La guida “a 2 mani” viene ammessa nei regolamenti dei Concorsi detti di Tradizione, nella convinzione che sarebbe troppo difficile per la maggior parte dei guidatori imparare la guida “all’inglese”.
Ma così facendo, oltre a far torto alla Cultura e alla Tradizione, si fa torto pure a tutti quei guidatori che sarebbero ben contenti di conoscere ed imparare una tecnica di guida di migliore qualità.
Purtroppo gli organizzatori, per scelta di natura economica e non certamente culturale, privilegiano il criterio della quantità di guidatori piuttosto di quello della qualità dei medesimi.
Ma sono convinto che la guida “all’inglese”, nata per un’élite, non potrà mai diventare un fenomeno di massa, e perciò non si deve rinunciare a distinguersi dalla guida “sportiva” che non ha alcuna regola.
Credo che i guidatori dei Concorsi di Tradizione, dopo ormai 10 anni di anzianità, siano sufficientemente maturi per affrontare un discorso di qualità di guida anche se ciò necessariamente comporterà una selezione e la necessità di idonei corsi di guida.
Se è vero, come è vero, che talvolta gli organizzatori dei Concorsi di Tradizione escludono la partecipazione alle carrozze che non siano d’epoca, a maggior ragione sarebbe auspicabile che si decidessero a escludere quei guidatori che non avessero imparato a guidare “all’inglese”.
E’ compito delle Associazioni farsi promotrici e diffondere la Cultura della Guida Classica e
rendersi conto che ad un Concorso detto di Tradizione, non può essere tollerata la guida “a 2 mani”.
Un’altra dimostrazione della diffusa mancanza di cultura è data anche dalla constatazione che alcuni dei più rari ma fondamentali testi, oggi introvabili sul mercato antiquario, quali “L’Arte di guidare i cavalli” del Gen. Carlo Volpini (in Italia) o “Les Guides” e “Les Grandes Guides” di Donatien Levesque (in Francia) sono completamente sconosciuti perché nessuno ha avuto l’iniziativa di curarne una ristampa almeno fotocopiata.
 
 
Termino con un ricordo d’infanzia
Nei primi anni del dopo-guerra, da noi si vedevano circolare ancora dei carri e delle carrozze, non foss’altro che per la ragione che le poche automobili che non erano state requisite dai Tedeschi, non trovavano la benzina che era necessaria a farle funzionare.
I miei nonni avevano quindi provveduto a far alimentare la loro Lancia Dilambda “a carbonella”, applicando una piccola caldaia posteriormente alla vettura.
Per scaldare il motore, veniva attaccata una pariglia di cavalli che per una buona mezz’ora trainava la Dilambda nel cortile attorno alla fontana.
Con questo si capisce molto bene perchè l’autista, anche da noi, veniva chiamato chauffeur.
Quando il motore era stato scaldato a sufficienza, si staccavano i cavalli e di saliva in macchina.
Ricordo anche che quando mia nonna montava in automobile, memore del vento che prendeva normalmente in carrozza, si portava un giornale da mettersi sul petto per riparasi dal vento e, non appena lo chauffeur prendeva un’andatura troppo allegra, gli intimava: “va adasi, minga pussé svelt d’un brümm” (e non si riferiva certamente ad una carrozza che andava al galoppo).
Era una questione di stile e di buona educazione.
Oggi, ripensando a questa scena mi torna alla mente la celebre frase di Manzoniana memoria, rivolta dal Governatore spagnolo della Milano del 1600 al suo cocchiere: “Adelante Pedro, con judicio”(Avanti Pietro, ma lentamente)
La morale della favola è questa: la buona creanza nella guida della carrozza, ha una secolare tradizione di almeno 400 anni di vita, non dimentichiamola oggi che siamo vittime della velocità!
 
 
 
RIPERCORRIAMO LA TECNICA DI GUIDA DEL “QUADRATO” CON 2 REDINI all’inglese
 
Il “QUADRATO”
- Premesso che la posizione normalmente impiegata è “la posizione di aiuto” (con la quale la mano sin. tiene le redini e la dx. esegue i movimenti delle redini stesse)
- Premesso che solo con la “posizione d’aiuto” si può correttamente “raccogliere” le redini per rallentare o utilizzare la frusta.
- I manuali insegnano le 3 posizioni ma non quando e come vanno usate
- Quando si vuole avere una guida più precisa si usa “il quadrato”, ma esso deve essere piccolo (vedi Achenbach - Fig. 40 pag 66
- Se si apre il “Quadrato” le due mani devono rimanere vicine tra loro, o meglio “a contatto” tra loro, o per mezzo della tensione della redine destra che unisce le due mani, o anche per mezzo del contatto effettivo tra le due mani che avviene appoggiando il pollice della mano destra alla mano sinistra.
- Nella pratica del “quadrato”molti guidatori impiegano una distanza eccessiva tra le due mani
 
IL MANUBRIO
- Donatien Levesque introduce l’idea del manubrio della bicicletta (riportato anche da C. Volpini) per dare l’idea che le mani (che tengono le redini) hanno il contatto con la bocca del cavallo (tramite il morso), e di tanto quanto si rilascia una redine, si tende l’altra. Attenzione che questo esempio non appaia fuorviante per chi pensasse di tenere le mani alla stessa distanza che si ha sul manubrio della bicicletta.
 
IL “TRIANGOLO”
- Oltre al “Quadrato” io vorrei introdurre anche l’idea del “Triangolo” per stabilizzare le mani
- Il “Triangolo” è formato dai seguenti tre lati: il costato, l’avambraccio destro e l’avambraccio sinistro del guidatore (con gomiti fermi e naturalmente aderenti al corpo)
- Il “Triangolo” è il solo mezzo che permette di stabilizzare le mani del guidatore, stabilizzando i movimenti che, attraverso le redini, si trasmettono alla bocca del cavallo
- Il “Triangolo” si chiude attraverso il contatto tra le due mani
- Se il “Triangolo” non è chiuso, le mani, non avendo appoggio tra loro, si spostano a destra o a sinistra trasmettendo questi movimenti alla bocca del cavallo.
- Con una redine per ogni mano (senza quadrato) ogni mano non ha alcun appoggio
- Col “Quadrato”, completato col “Triangolo”, si stabilizzano i movimenti incontrollati delle mani.
 
 
Insegnamento da parte degli Istruttori (§ riservato all’Italia)
Purtroppo dobbiamo constatare che parecchi istruttori in questi anni hanno insegnato a guidare ai propri allievi, senza sottolineare a sufficienza l’importanza del metodo di guida “all’inglese”, impropriamente chiamato “metodo Achenbach”.
Come se si trattasse di una nozione solamente teorica da conoscere per passare l’esame di guida, tanto poi, nella pratica ........ tutti guideranno con le redini nelle due mani.
Si osserva infatti che purtroppo, la maggior parte dei guidatori di oggi, come salgono a cassetta, impugnano una redine per mano, o, quando proprio va bene, assumono la posizione di guida “da lavoro” (quadrato) e non la lasciano più fino a quando scendono da carrozza.
Evidentemente non hanno capito, perché non è stato loro sufficientemente spiegato, che la posizione “da lavoro” è concepita per essere usata in casi particolarmente impegnativi, mentre invece la posizione da usarsi abitualmente per la passeggiata, la sfilata ecc. è la posizione detta “di aiuto”. Così vuole la Tradizione.
 
Ma,  avete mai visto qualche Giudice di Tradizione rimproverare tale pratica e penalizzarla?
 
Credo che, così come bisogna riconoscere che ormai non vi è più una sola disciplina degli Attacchi ma ve ne sono 2 ben differenti tra loro: lo “Sport da competizione” e la “Cultura della Tradizione”, altrettanto bisognerebbe avere il coraggio di differenziare due classi di Istruttori, rispettivamente per queste 2 differenti specialità (come già avviene peraltro nelle diverse specialità dell’equitazione)
 
In questo modo potremmo evitare, ad esempio, l’attuale pratica da parte di alcuni Istruttori FISE, di insegnare la guida ai bambini, tenendo una redine per mano, ritenendo erroneamente che sia troppo difficile a 8 o 10 anni tenere le redini nell’unico modo corretto.
 
A causa di tali sistemi di insegnamento, abbiamo attualmente molti guidatori per i quali sarà molto difficile, se non impossibile, tornare indietro ed imparare un corretto metodo di guida compatibile con la Tradizione. Occorrerebbe insomma cominciare col riqualificare gli Istruttori ed i Giudici.



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